Chi sono i Neet?
NEET è l’acronimo inglese di “ Not (engaged) in Education, Employment or Training”.
È stato usato per la prima volta nel luglio 1999 in un report della Social Exclusion Unit del governo del Regno Unito come termine di classificazione per una particolare fascia di popolazione, di età compresa tra i 16 e i 24 anni. Nel contesto italiano si utilizza il termine né-né per indicare le persone che non sono impegnate in un’attività di studio, lavoro o formazione e che non svolgono tirocini o attività di lavoro domestico.
Le classificazioni statistiche, per quanto utili all'individuazione della macro problematica, non tengono conto della complessità del fenomeno dovuta alla varietà delle situazioni individuali.
I media spesso e volentieri restituiscono un'immagine del problema che non rispecchia la realtà e che contribuisce al proliferare di una serie di stereotipi dannosi alla nostra generazione.
Vogliamo porre l'accento su coloro che si sentono privi di un ruolo socialmente riconoscibile e che hanno perso ogni speranza nella ricerca di opportunità lavorative o formative. Scoraggiati anche da chi li chiama “bamboccioni”, ignorando la serietà della problematica che questi ragazzi devono affrontare.
È stato usato per la prima volta nel luglio 1999 in un report della Social Exclusion Unit del governo del Regno Unito come termine di classificazione per una particolare fascia di popolazione, di età compresa tra i 16 e i 24 anni. Nel contesto italiano si utilizza il termine né-né per indicare le persone che non sono impegnate in un’attività di studio, lavoro o formazione e che non svolgono tirocini o attività di lavoro domestico.
Le classificazioni statistiche, per quanto utili all'individuazione della macro problematica, non tengono conto della complessità del fenomeno dovuta alla varietà delle situazioni individuali.
I media spesso e volentieri restituiscono un'immagine del problema che non rispecchia la realtà e che contribuisce al proliferare di una serie di stereotipi dannosi alla nostra generazione.
Vogliamo porre l'accento su coloro che si sentono privi di un ruolo socialmente riconoscibile e che hanno perso ogni speranza nella ricerca di opportunità lavorative o formative. Scoraggiati anche da chi li chiama “bamboccioni”, ignorando la serietà della problematica che questi ragazzi devono affrontare.